Una delle cose che faccio sempre con gli amici che mi vengono a trovare in Salento per la prima volta è quella di portarli a vedere la Grande Quercia.
Grande, imponente, maestosa, un monumento, come definire un essere vivente che sta lì da 6/800 anni? Neanche con tanta fantasia possiamo immaginare cosa potrà essere successo sotto ai suoi rami in questi secoli, sarà stato sicuramente un punto di riferimento, un luogo di incontro, un posto sacro e magico.
Racconta la leggenda che la corte di Federico II alla fine del XII secolo abbia trovato riparo alla sua ombra, forse questo è un po’ azzardato, ma ora la sua chioma copre una superficie di 750 mq.(proprio 750), davvero una cattedrale che incute un certo rispetto reverenziale.
Quercus Macrolepis è il suo nome scientifico, viene dall’Asia Minore e si pensa sia stata portata dai Saraceni qui in Salento e sulla costa di fronte in Albania (Valona infatti prenderebbe il suo nome da questo albero).
Si ritiene che sia stata introdotta in quanto indispensabile nella lavorazione delle pelli: la ghianda contiene una grande quantità di tannino e la polvere che se ne ricava insieme alla corteccia, erano utilizzate nella concia che veniva effettuata in grandi vasche scavate nella roccia vicino al mare.
Ha rischiato grosso negli anni 80 quando venne approvato il progetto della strada che doveva congiungere Tricase con il mare e che passava esattamente sopra il grande albero; ebbe inizio una vera e propria battaglia, nacque forse la prima delle associazioni ambientaliste di questa zona, si chiamava “il carrubo” e il suo motto fu: “investi sul millennio, pianta una vallonea”, per fortuna la battaglia fu vinta, la strada ora le passa intorno, noi possiamo godere di questa meraviglia e lei continua ad osservarci.
Monica