MONUMENTI IN SALENTO: La Fontana Monumentale a Gallipoli

fontana monumentale gallipoli         Per trovare la tua casa in Salento clicca qui

Per secoli è stata l’unica fonte di acqua dolce per la popolazione del vecchio borgo di Gallipoli.
La sua costruzione è di datazione incerta: secondo alcuni studiosi risale al III secolo a.C., durante il passaggio tra l’età Greca e quella Romana, secondo altri è di molto successiva, in ogni caso è la più grande fontana monumentale d’Italia, ci accoglie all’entrata dell’isola su cui sorge il borgo antico e merita uno sguardo attento.
Pare sia stata costruita in un altro luogo, una località detta “fontanelle” dove c’erano costruite le terme romane e si ritiene anche un complesso di servizi vari che la circondava.
Successivamente, nel 1560, sarebbe stata smontata e posizionata lì dove la vediamo ora.
Sono molto interessanti i decori e gli altorilievi che la ornano, si vede lo stemma civico con il gallo che è il simbolo della città e si vede poi lo stemma degli Asburgo, dato che nel 1560 regnava Filippo IV, re di Spagna e di Napoli.
Sopra le vasche poi in 3 grandi riquadri sono rappresentate le metamorfosi di Dirce, Sàlmace e Biblica.
La prima a sinistra è Dirdice, rappresentata distesa accanto a due tori e con sopra il dio Bacco che trasformò la principessa in una fonte. Sopra la testa di Bacco, un epigramma invita a non cedere alla gelosia: “Temi la gelosia tu che bevi al tumulto di questa mia linfa refrigerante”.
Dirdice era la consorte di Lico il re di Tebe, questa, in preda alla gelosia, oltraggiò la nipote Antiope, madre di Anficone e Zeto, i quali vendicarono la madre legando Dirce alle corna di un toro infuriato, provocandone così la morte. Dirce però, venne trasformata in una fontana di pietra dalla pietà del dio Bacco.
Al centro vediamo Sàlmace ed Ermafrodito distesi e avvolti il un legaccio teso loro da Venere che compare con Cupido affianco. Anche qui un epigramma e il messaggio invita a prestare attenzione alla seduzione che ammorbidisce lo spirito e toglie il coraggio.
La ninfa najade Sàlmace, invocò gli dei per potersi unire in un sol corpo con Ermafrodito, figlio di Venere e di Ermes. Venere esaudisce il desiderio, lega i due amanti con una catena e li trasforma: dalle loro membra zampilla acqua. Nella rappresentazione Cupido sta per scagliare le sue frecce sui due giovani corpi.
Nel terzo riquadro a destra troviamo Biblide raffigurata distesa, la sua colpa fu di innamorarsi di suo fratello Cauno, che spaventato dalla sorella fuggì nel bosco. Qui lo raggiunse Biblide che dopo aver ricevuto rifiuti e aspri rimproveri, pianse a dirotto fino a consumarsi in lacrime. Gli dei impietositi la trasformarono in fontana di pietra. La scritta questa volta dice così: “…..Un amore infelice ti riserva la pena del mio antico castigo…”
Infine abbiamo Ercole mentre combatte contro il leone Nemeo e contro l’idra di Lerna, come rappresentazione della forza che riesce a dominare tutte le passioni più violente solo quando è libera dalla voluttà della carne.

by La Meta: Vacanze nel Parco del Salento 
fontana-ellenistica-gallipoli-1